Mostra fotografica “Racconti d’Afghanistan” a cura dell’artista e giornalista Mario Laporta in collaborazione con IGAV.
Un faro su un Paese alla disperata ricerca di normalità.
Orari mostra: da sabato 27 novembre 2021 a domenica 23 gennaio 2022
Aperta sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.00
Ingresso gratuito
Per informazioni: Ufficio turistico IAT 0175 46710 info@visitsaluzzo.it
Incastonato tra l’ex Unione Sovietica, l’Iran, il subcontinente indiano e la Cina, l’Afghanistan è stato per lungo tempo il crocevia dell’Asia Centrale, attraversato da carovane e popoli migratori che hanno lasciato in eredità un complesso mosaico di gruppi etnici e linguistici. Negli ultimi due secoli, a partire dal conflitto tra Gran Bretagna e Russia definito “il grande gioco” – di cui l’Afghanistan rappresentava un’importante casella sulla scacchiera geopolitica -, passando per l’occupazione sovietica e poi quella statunitense, il Paese ha subito assedi e invasioni, vissuto guerre civili e colpi di stato, caratterizzandosi per un’endemica instabilità prodotta tanto da influenze esterne che dalla complessa frammentazione all’interno.
L’arrivo degli Stati Uniti all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001 per attaccare i talebani, accusati di dare rifugio all’organizzazione terroristica di Al Qaeda, ha rappresentato, nel bene e nel male, il tentativo di estirpare un regime estremista per proporre una forse errata trasfigurazione della democrazia, senza tenere in debito conto la complessità e le mille anime che danno corpo al tessuto sociale afghano. Gli avvenimenti recenti testimoniano il lungo e lento fallimento dell’operazione americana che ha finito per riconsegnare il Paese al vecchio nemico che era venuto a combattere.
Le fotografie di Mario Laporta, che risalgono al 2002, a Kabul, durante l’Operazione Anaconda, parte di quella che è stata definita la seconda ondata anti-talebana, raccontano di una lieve speranza che si fa strada nella vita del popolo afghano, tra la gente che lentamente comincia a cedere al sogno occidentale. Le immagini testimoniano la voglia dirompente di voler vivere una normalità solitamente negata, riappropriandosi delle proprie tradizioni, dei giochi, del lavoro, dei propri spazi. “Dopo lungo tempo si tornavano a vedere i primi aquiloni, le prime donne senza burqua, i primi scambi di denaro, le prime bancarelle di libri. Per me sono foto che documentano una speranza per il futuro, ma che oggi, alla luce dei tragici avvenimenti di questi mesi, si rivelano un ricordo che forse, per molti anni ancora, non ritornerà più. Vorrei però fossero almeno un augurio, affinché gli afghani possano realmente, e da soli, liberarsi di un regime che vorrebbe riportarli in un passato che la stessa quotidianità popolare aveva definitivamente sepolto” (Mario Laporta).